Berlino... berlino la strana, ma è troppo generico; berlino la fredda, troppo stagionale; berlino la grigia, troppo intermedio (che si presta anche a "inter me dio" o, sistemandola un po' "tra me e dio") per una città divisa in tutto... una città o bianca o nera e una città in bianco e nero. E poi, svetta (o svettava, ma ancora si erge nella sua possenza e in tutta la sua carica storica): il MURO...Un muro frammentato, ormai, spostato, ridicolizzato, dipinto, sfreggiato, "immuseato", fotografato... abbattuto. Un muro pieno di persone: sguardi, voci, urla, tentativi di fuga (riusciti oppure finiti male, spesso finiti e basta).Mai mi sono sentito così tanto vicino ad una linea divisoria: stato papalino - regno borbonico sono state qui a qualche chilometro, immaginario; linea Gustav, vista su qualche foto di libro di storia. Lì, la linea prende forma e si alza e, sotto, ci si sente piccoli e non bastano due di me per guardare dall'altra parte, sempre l'ovest (siamo stati sempre a est, o quasi)... guardarci. La prima porzione di muro che abbiamo visto era piantata in mezzo una piazza (potsdammer platz... se non sbaglio); lì sola, con gomme da masticare appiccicate su un lato, scritte a non finire, serie o meno e disegni, colorati che si stagliavano sul grigio della parete. E poi, pezzi di muro ovunque, e dove non c'erano, una linea tracciata a terra, con eventuale targa (tutto in tedesco, ma dal 1961 al 1989, noi eravamo vivi e incoscienti), di diversi materiali, sanpietrini o marmo... a ricordare che lì, la storia è passata e fino a poco meno di 20 anni tutto era spaccato in due: non berlino, o la sola germania; ma il Mondo, la Storia e il Pensiero. E stando lì, ti chiedi: ma cosa era l'est? come si viveva? addirittura tentavano di scappare... e per scappare non si intende correre e saltare; anche scappare ha un'altra accezione: nascondersi in automobili modificate per fare spazio ad una persona che contorta entrava e respirava appena; canali sotterranei di più di 20 metri (uno scavato da due italiani... ah gli italiani!); fionde per umani (?), deltaplani, casse dell'amplificazione dove si nascondevano ragazzi/e, due valigie unite per farci entrare una persona sdraiata; due canoe caricate su una macchina con dentro una ragazza. Se hai visto Le vite degli altri, puoi capire... altrimenti vedilo e prova a pensare, a immaginare. La Stasi e la stasi da una parte, dall'altra libertà; che magari suona retorico ora, ma allora voleva dire qualcosa.E la città, ora... è piena lo stesso di storia che si tocca e si vede ovunque: la porta di Brandeburgo, bellissima; il Reichstag, distrutto e riscotruito, bruciato dai nazisti e ricostruito, poi bombardato e ricostruito ancora. 4 torrioni angolari in stile barocco, pietra giallo-marrone e il pronao neoclassico e sul timpano "dem deutschen volk", al popolo tedesco. Nel centro una ultra moderna cupola in vetro sotto la quale specchi rotanti (ci siamo saliti, brividi). E la torre televisiva che si vede ovunque ci si sposti, orribilmente affascinante; il Checkpoint Charlie (ancora muro!?) speculazione commerciale nei suoi dintorni, ma impressionante lo stesso; la statua, altissima, alla Vittoria... siamo saliti anche lì, vertigini a non finire... troppo alto da lassù, ma non così tanto se vista dal basso... e nei pressi una statua monumentale a Otto von Bismarck (pensavo ne pensassero male i tedeschi e invece era lì, con dèi intorno).Strade infinite... in larghezza: per attraversarle ci vuole pazienza; e se pazienti sulle innumerevoli piste ciclabili, i ciclisti sbuffano e ti trattano da meridionale, quali eravamo (tra noi, chi viveva più al nord era una ragazza di roma, gli altri isole e poi noi). Architettura folle, tutto un miscuglio di stili: antico, falsoantico (neoclassico), moderno, post-moderno, contemporaneo... noi italiani, abituati ad altro, rabbrividiamo un po', ma c'è poco da fare: hanno avuto il coraggio di osare... "audere sape" o "sapere aude" (saper osare e/o osare sapere, anche qui da come lo si guarda). E' solo da vedere e da pensarci su in loco. Posso solo dire che "tutta l'arte è stata contemporanea". E poi, la socialità dei tedeschi che è paragonabile soltanto... al freddo che lì fa, ma non è freddo che ci si mette il cappotto e via; il freddo che fa, lo si spiega più facilmente con le magliette che i tedeschi indossano quando visitano l'Italia, a febbraio... o a novembre.Appena puoi, vai a vedere cosa è questa città... io credo se ne possa restare soltanto colpiti, affascinati, incantati... anche disgustati o incazzati, ma come molte altre cose, se ne esce cambiati, irrimediabilmente. La civiltà della popolazione berlinese... mi manca; non sono come loro, ma da quando sto qui, mi manca. E ne ho già troppo di polemiche politiche, programmi televisi, pubblicità demenziali... perchè lì non se ne fanno? sì, sì... ma almeno non si capiscono!
Alessio
Alessio